Chiesa di Sant’Onofrio

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La Chiesa di Sant’Onofrio Anacoreta, patrono del paese, è un’opera in stile barocco del XVII° secolo ed è la chiesa principale di Casalvecchio Siculo, in provincia di Messina. Conserva un culto antichissimo che risale al 1117, quando Re Ruggero II autorizzò la ricostruzione della basilica dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò e, nel “Diploma di Donazione” di terre e di beni ai monaci basiliani, fece cenno proprio al culto di S. Onofrio. Come risulta dagli antichi documenti è Chiesa Matrice fin dal 1522, avendo avuto come filiali le altre chiese minori di San Nicolò, di San Teodoro Martire e della SS. Annunziata.
La Chiesa è sicuramente molto antica, ma non è dato sapere con precisione quali e quante trasformazioni abbia subito nel corso dei tempi. L’attuale struttura religiosa fu ricostruita dopo una frana che la divise in due. Fu ubicata trasversalmente rispetto ad una chiesa esistente in precedenza, in quanto la facciata centrale, dapprima rivolta ad ovest verso il monte, adesso viene rivolta a sud verso il mare.
Duramente danneggiata dal terremoto del 1908, che colpì Messina in modo devastane, fu ricostruita nel 1934 per volere dell’Arcivescovo di Messina S.E. Mons. Angelo Paino.
La struttura religiosa ha un impianto a navata unica, si presenta ricchissima di fregi, pitture, disegni, affreschi ed opere d’arte e dell’ originale stile barocco, la Chiesa conserva, oltre il pavimento a mosaico in pietra locale e di Taormina con disegni tutti diversi, un artistico soffitto ligneo a cassettoni, contenenti piccole roselline dorate, sorretto da mensole a cariatidi, due delle quali sul lato nord est hanno la particolarità di avere mezzobusto caprino e mezzo umano.

La Regia Soprintendenza all’Arte Medievale della Sicilia stabiliva che “il tetto della Chiesa Madre di Sant’Onofrio deve ritenersi opera monumentale dati i precedenti che dichiarano quel tetto opera pregevolissima”.
Le pareti e le vetrate hanno notevoli decorazioni artistiche eseguite tra il 1943 ed il 1945 dal pittore Tore Calabrò (celebre, tra l’altro, per aver modellato la statua della Madonnina del Porto di Messina) il quale, invitato dal casalvetino Domenico Puzzolo Sigillo, durante la seconda guerra mondiale, trovò ospitalità a Casalvecchio Siculo, dal 1943 al 45, e qui ebbe l’incarico dall’ Arciprete Rev. Mario D’Amico d’ideare un trono che ospitasse l’antico mezzobusto ligneo di Sant’ Onofrio. L’artista, non solo eseguì l’incarico, ma volle dimostrare la sua riconoscenza per la calorosa ospitalità ricevuta dai casalvetini arricchendo la chiesa di innumerevoli pregi, quali pitture sui vetri, oli su tela ed affreschi murali.
All’interno della chiesa, tra le innumerevoli opere di rilevanza artistica, si possono ammirare anche:

L’ altare maggiore risalente al 1700, in marmo con colonnine tortili ed il tabernacolo in argento;
Una pila per l’acqua santa, posta su un capitello ricco di decorazioni in stile bizantino e presumibilmente proveniente dalla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo;
Il seicentesco fonte battesimale in pietra locale e di forma ottagonale;
I sei altari delle navate laterali;
Una lastra tombale con iscrizione in latino, risalente al 1711.

Ma certamente l’elemento più rilevante è la pregevolissima statua di Sant’ Onofrio Anacoreta, in parte fusa, in parte sbalzata e finemente cesellata in argento, opera dell’artista messinese Giuseppe Aricò, eseguita nel 1745. La statua pare sia stata eretta a spese del popolo, per voto, al suo protettore per la preservazione dell’abitato casalvetino dalla peste messinese.
Del santo protettore vi è, inoltre, un mezzobusto in legno del ‘500, opera di un artigiano locale, collocato nell’abside della chiesa.
Pregevoli tele, tra le quali quella di Gaspare Camarda eseguita nel 1622, paramenti sacri ed alcuni oggetti in argento la cui fattura risale ai secoli XVII e XVIII, oltre a quanto già citato, fanno di questa chiesa un inestimabile museo in ci è forte il connubio tra culto e arte.  (Testo tratto da Wikipedia)