Duomo di Taormina

 

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Il Duomo di Taormina nella sua prima costruzione risale al XIII secolo sui ruderi di una chiesetta intitolata a San Nicola di Bari. Venne poi riedificato nel XV, XVI e XVIII secolo. L’edificio più che avere l’aspetto di una chiesa somiglia ad una fortezza. Questa impressione viene accentuata dalla costruzione realizzata interamente con grossi blocchi di pietra e completata da merlature lungo tutto il perimetro dell’edificio. La facciata è impreziosita da un grande rosone realizzato con pietra di Siracusa di pregevole fattura. Altri due rosoni si trovano sulle facciate di est e di ovest della chiesa. Sulla facciata principale, tra due monofore quattrocentesche ad archi acute, troviamo il bellissimo portale maggiore, che fu ricostruito nel 1636, per decisione dei Giurati di quel tempo (gli amministratori locali), come risulta dalla lapide posta sopra il portale. Questo portale ha due colonne scanalate in stile corinzio poggianti su alte basi e sopra l’architrave c’è un frontone spezzato; sopra i capitelli delle colonne fanno capolino le facce di due angeli. Gli stipiti, che recano scolpite undici figure per lato, sono quelli originali del portale più antico. Questi ventidue personaggi rappresentano san Paolo (le chiavi), san Pietro (la spada della Fede) il re Davide (la cetra), i quattro evangelisti nei loro caratteristici simboli: il Leone (san Marco), l’Aquila (san Giovanni), il Toro (Luca) e l’Angelo (Matteo). L’identificazione degli altri Santi e Apostoli non è sempre così semplice ed evidente. Le due figure in alto, vale a dire, i due vescovi nell’atto di benedire con mitra e pastorale sono San Nicola, il santo titolare della chiesa e san Pancrazio, il santo patrono della città. Anche le fiancate presentano dei portali: quello di sinistra è quattrocentesco e presenta una raffigurazione dei SS. Pietro e Paolo con il Cristo benedicente nell’architrave; il portale di destra è del ‘500. L’interno è quello di una chiesa a croce latina con tre navate e tre absidi. Le tre navate sono separate da alcune colonne in marmo rosa di Taormina che, secondo la leggenda, sarebbero state prelevate dal Teatro Greco. La navata centrale è ricoperta dal soffitto in legno intagliato che ripropone temi arabi interpretati con gusto gotico.Da menzionare sono poi le due cappelle poste ai lati dell’altare maggiore: quella di sinistra, del Sacramento, della fine del ‘600, è in stile barocco; quella di destra, della Madonna delle Grazie, fu invece ricostruita nel 1747 con l’utilizzo delle strutture gotiche provenienti dalla demolizione di una cappella della chiesa di San Pietro. Nella chiesa si possono trovare delle opere di discreto valore che vanno dal periodo bizantino a quello rinascimentale, fino ad arrivare al barocco. Nella navata di destra, si trova la Visitazione con San Gregorio e San Zaccaria di Antonino Giuffrè, opera del 1457,  quadro appartiene alla scuola rinascimentale siciliana. Questo quadro si trovava originariamente nella chiesa del Varò.Sempre nella stessa navata c’è la Madonna non manufatta, opera dipinta su legno con motivi ornamentali in argento. A fianco del dipinto si trova una dedica e una preghiera alla Vergine datata gennaio 1693 da parte dei Giurati per aver risparmiato la città, dal nefasto terremoto che ha distrutto numerose città della Sicilia orientale tra cui Catania, Ragusa e Noto. Una delle opere più interessanti è il Polittico di Antonello de Saliba, opera del 1504 eseguita dal celebre nipote dell’ancor più famoso Antonello da Messina.  Il Polittico è composto da cinque tavolette  racchiuse in un “retablo” o cornice lignea intarsiata che molto probabilmente si potrebbe attribuire al fratello dell’artista Pietro o al padre Giovanni. Nel pannello centrale si trova la Vergine Maria e Gesù  fra san Girolamo e San Sebastiano. In alto, al centro, si trova la Deposizione di Cristo e ai lati Sant’Agata e Santa Lucia. Nella cornice sotto in basso, l’Ultima Cena. Il Polittico proviene dall’ex Chiesa di San Sebastiano, oggi ex Chiesa Sant’Agostino. Nella navata di sinistra si trova la  Madonna con bambino del XVI secolo, opera rinascimentale realizzata dall’artista Alfonso Franco. Qui viene rappresentata Maria al centro della scena, protetta da San Giovanni battista e il profeta Elia. Nella navata di destra vicino all’ingresso si trova la statua di Sant’Agata. Questa statua, che si trovava originariamente nella distrutta chiesa di Sant’Agata del convento dei cappuccini, fu spostata nella Cattedrale in seguito ai bombardamenti del 9 luglio 1943. La statua del XVI secolo è stata attribuita a Martino Montanini, allievo di Montorsoli che realizzò la famosa Fontana di Orione , in piazza Duomo a Messina. I Corvaja ne commissionarono la realizzazione, come si può evincere dallo stemma sbandierato dei  che si trova alla base della statua. Una leggenda riportata da Francesco Cipolla narra che l’estirpazione dei seni con le tenaglie sia avvenuta  a Taormina in un punto della mulattiera che dal Cimitero scende giù in località Spisone, dove sarebbe stata individuata una pietra in calcare taorminese detta, “a ciappa i Sant’Aita”. (Tratto da Wikipedia)